IL SOGNO DELL’AQUILA NEL PURGATORIO

 I SOGNI DI DANTE NELLA COMMEDIA: L’AQUILA

 

Durante il suo viaggio nell’Oltretomba Dante affronta ben sette perdite di coscienza (ritorno simbolico del numero sette). Per precisione saranno tre svenimenti e quattro sonni; questi ultimi tutti nel Purgatorio, ma di cui l’ultimo, nel Paradiso Terrestre, è senza sogni.

Tutte queste perdite di coscienza sono state sempre interpretate come passaggi iniziatici, ovvero mutamenti psicologici importanti nel percorso di Dante viaggiatore, che subisce in questi passi una trasformazione. Tuttavia, i tre passaggi dell’Inferno sono rappresentati da alto sonno (simbolo di morte), mentre i primi tre sogni del Purgatorio sono dominati dal sogno che descrive simbolicamente il passaggio a cui il viator è sottoposto.

A suo tempo Sigmund Freud ci ha spiegato come nei sogni di ognuno di noi compaiano elementi evidenti provenienti dal nostro inconscio, spesso di natura sessuale. Pure Dante non fa eccezione in questo. Molti secoli prima degli studi del padre della psicoanalisi ci rappresenta nei sogni che ci descrive delle forti pulsioni erotiche, mascherate allegoricamente.

I tre sogni del Purgatorio sono posti in maniera simmetrica e simbolica a intervalli di nove canti l’uno dall’altro: al canto IX, al XVIII e al XXVII. Ogni sogno occupa un brano di 33 versi, altro numero simbolico e ricorrente nella Commedia. I tre sogni sono tutti mattutini, quando il ver si sogna, ovvero quando, secondo la cultura medioevale, assumono una valenza di predizione del futuro.

Nel primo sogno del Purgatorio Dante sogna di essere rapito da un’aquila che lo ghermisce dal suolo e trasporta in alto, verso la cima della montagna del Purgatorio. Un grande calore fa ardere insieme il Poeta e l’aquila stessa, come un incendio, con tale potenza che il sogno cessa, necessariamente, portandolo al risveglio. Verrà a sapere, dopo, da Virgilio, che chi lo ha trasportato in realtà è Lucia, la sua santa protettrice.

Questo sogno è comunque terrorizzante per Dante che si sente agghiacciare, come si sentisse possedere e bruciare congiuntamente all’aquila. L’esperienza diretta con il divino è sempre terribile per l’uomo, anche se seguita dalla gioia.

Entrambi, poeta e aquila, bruciano dello stesso fuoco. Occorre, forse, ricordare come nella consueta interpretazione dei sogni l’immagine del volo sia soventemente associata al simbolo dell’atto sessuale? Freud ci ha anche spiegato come l’angoscia finale e l’interruzione del sonno siano di solito un sintomo di autocensura.  Se vi ho incuriosito andate a rileggere questi versi in Purgatorio, canto X, versi 1-33.  Sarà una nuova sorpresa.             

 

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