LA DISSIMULAZIONE IN DANTE

Quando Dante mette sotto gli occhi del lettore immagini ambigue e cariche di erotismo non lascia mai nessuna indicazione esplicita dei propri intendimenti. Tuttavia, se si legge la Commedia con attenzione e senza paraocchi la potenza erotica che emerge in alcuni passi, che vengono dettagliatamente analizzati in questo libro, è evidente, pur nella loro ambiguità. A questo proposito, voglio ricordare quello che Dante dice, nel Convivio, riguardo la dissimulazione: «E questa cotale figura in rettorica è molto laudabile, e anco necessaria, cioè quando le parole sono a una persona e la intenzione è a un’altra… questa figura è bellissima, utilissima e puotesi chiamare “dissimulazione”. Ed è simigliante a l’opera di quello savio guerrero che combatte lo castello da un lato per levare la difesa da l’altro, che non vanno ad una parte la intenzione de l’autorio e la battaglia (Convivio, III, X, 6-8)». Certamente Dante ha adottato spesso questo artifizio retorico in tutta la Commedia.

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