GLI APPELLI DI DANTE AL LETTORE

Dante, all’inizio del Paradiso (Par, II, 1-15), nel primo degli appelli di questa Cantica indirizzati al lettore, invita i meno attrezzati a non imbarcarsi nell’impervia navigazione dell’oceano della sua opera: «Perdendo me, rimarreste smarriti». Solo coloro che, a suo tempo, si sono alimentati del pan degli angeli riusciranno a restare nella scia del suo naviglio che cantando varca. Saranno loro i privilegiati che sapranno cogliere i messaggi di questo Poema, in cui, come dice Singleton, «la cui finzione è di non essere una finzione», la voce del Poeta «dice e non dice» e infine, come aggiunge Sermonti, «dice di non dire quello che sta dicendo». Per questo è importante saper leggere tra le righe e intuire, più che vedere, le immagini più sublimi, che in realtà non sono mai descritte nel dettaglio, ma piuttosto alluse ed evocate. Nella seconda parte del libro vengono analizzati nel dettaglio tutti i passi normalmente definiti scabrosi e su cui la critica ufficiale preferisce glissare.

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